Cooperative sociali in Emilia-Romagna, il loro "Buon lavoro" consente un risparmio di 20 milioni

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Riunite a Bologna in occasione de “Il Buon lavoro”, convegno promosso da AGCI, Confcooperative e Legacoopsociali, le cooperative di tipo B chiedono più clausole sociali

Le cooperative sociali fanno bene ai conti della pubblica amministrazione. Secondo i dati di Unioncamere e Aiccon il lavoro delle 243 cooperative sociali presenti in Emilia-Romagna fa risparmiare alla pubblica amministrazione 20 milioni di euro all’anno, offrendo una prospettiva occupazionale “e di ritrovata dignità” a oltre 5.300 persone con svantaggi certificati, che altrimenti sarebbero completamente a carico della collettività.

Sono questi i principali dati messi in luce nel convegno “Il Buon lavoro. La Cooperazione sociale di inserimento lavorativo”, tenutosi alla Cappella Farnese di Bologna lo scorso 4 dicembre e promosso da Legacoopsociali Emilia-Romagna, Confcooperative Federsolidarietà e Agci Solidarietà Emilia-Romagna, per fare il punto sulla realtà delle cooperative sociali di tipo B in regione.

Dagli interventi è emerso un bisogno di maggiore attenzione e rispetto da parte delle istituzioni e degli esponenti della politica e dell'economia verso imprese che "rappresentano il cuore dell’economia inclusiva della nostra regione". In questo senso servirebbero più clausole sociali negli appalti e meno ‘narrazione’ negativa, come nel caso della cooperazione sociale sui migranti.

Il tema principale del convegno è stato riflettere sul ruolo delle coop sociali di tipo B, che secondo la legge 381/1991 devono contemplare almeno un 30 per cento di lavoratori svantaggiati. Come ricordano le tre centrali cooperative, le aziende in ballo occupano 6 mila persone senza svantaggi, a cui si aggiungono 5.300 lavoratori svantaggiati: 3.800 assunti con il contratto di lavoro delle cooperative sociali e altri 1.500 tramite tirocini. Circa la metà dei lavoratori svantaggiati inseriti nelle coop sociali regionali è costituita da persone con una disabilità fisica o psichica. Ci sono poi persone con dipendenze patologiche, pazienti psichiatrici e persone in condizioni di fragilità, oltre che detenuti e minori. I settori di intervento spaziano dalla pulizia alla manutenzione del verde fino all’igiene ambientale, passando per assemblaggi, gestione di strutture ricettive, trasporti, tipografia, custodia dei parcheggi e delle biblioteche.

Il responsabile delle coop sociali Legacoop Alberto Alberani, ha spiegato a margine dell'evento: “Vogliamo invertire una narrazione negativa, che colpisce oggi chi fa cose buone e fatte bene. In questo settore in Emilia-Romagna operano oltre 10 mila persone assunte con il contratto della cooperazione sociale, delle quali 4 mila sono svantaggiate e 2 mila in borsa lavoro. Parliamo in tutto, quindi, di 12 mila occupati. Chiediamo clausole sociali negli appalti che premino le cooperative di tipo B. La Regione ha già fatto moltissimo e le siamo grati, auspichiamo in futuro clausole sociali che ci premino”. Mauro Marconi, vicepresidente di Confcooperative Federsolidarietà Emilia-Romagna, ha aggiunto: “Il nostro lavoro è importante perché, oltre a generare reddito ed emancipazione, non costa risorse alla collettività, anzi, è un vero risparmio, pari a 4.700 euro a persona inserita e quindi a 20 milioni in totale”.

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