Riforma del terzo settore, gli Enti di promozione sportiva contestano il Codice

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Dall’interpretazione letterale del testo, gli Enti di promozione sportiva rischierebbero di essere tagliati fuori dal perimetro delle associazioni di promozione sociale

"Il valore sociale dello sport, seppur chiaramente riconosciuto dalla legge di riforma del Terzo settore, sembra però essere pesantemente messo in discussione e tenuto fuori dai decreti attuativi della legge stessa". Gli  Enti di promozione sportiva, attraverso un documento unitario nazionale, contestano in particolar modo l’articolo 35 del decreto legislativo relativo al Codice del Terzo settore.
Dall’interpretazione letterale del testo,  gli Enti di promozione sportiva rischierebbero di  essere tagliati fuori dal perimetro delle associazioni di promozione sociale e di non poter essere considerati  Rete associativa, organismo di vitale importanza nell’immediato futuro.

Un allarme che hanno lanciato tutti gli Enti di promozione sportiva (AICS, CSEN, CSI, PGS, ACSI, UISP, U.S. ACLI e CNS LIBERTAS), che complessivamente rappresentano oltre 8 milioni di associati.  La richiesta è quella che Governo e commissioni parlamentari che stanno lavorando alla definizione dei Decreti attuativi della legge, rivedano il testo.
“Negli anni – si legge nel documento che hanno diffuso – la progettazione sociale ha visto il protagonismo degli Enti di Promozione sportiva che sono intervenuti negli ambiti dell’educazione, della promozione della salute, dell’inclusione sociale, della mediazione interculturale, della rigenerazione delle periferie. Attività che verrebbero sacrificate per effetto della norma”.

>> Il testo integrale del documento sul sito del Forum Nazionale

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