Sostenibilità e solidarietà: le parole chiave per gli ortolani di ANCeSCAO Emilia Romagna

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Intervista al presidente Franco Cattabriga sul percorso che porterà al nuovo convegno autunnale sugli orti sociali

In autunno vi sarà un nuovo convegno regionale sugli orti: come vi state organizzando?
Vogliamo dare un seguito al convegno che tenemmo il 22 ottobre del 2021 e che aveva visto una grande partecipazione. Per quello di autunno porteremo avanti alcuni temi, gli stessi, ovvero le pratiche solidali e la sostenibilità ambientale, ma lo faremo con maggiore esperienza e maggior forza.

In che modo volete farlo?
Abbiamo capito che dobbiamo coinvolgere e far capire queste tematiche agli stessi ortolani, ce n’è bisogno.
E un po’ siamo facilitati anche dal fatto che gli orti attirano sempre di più i giovani e le famiglie e con loro certi discorsi sono sicuramente più facili da fare.
Il giovane che si avvicina all’orto ha già una mentalità e una cultura più attente alla questione ambientale.

Come la questione ambientale si coniuga con gli orti?
In molti modi! Noi vediamo gli orti come luogo dove non si fa spreco dell’acqua, che usa le energie rinnovabili come il fotovoltaico, che fa il compostaggio e non usa prodotti chimici, un luogo dove diminuisce l’uso della plastica. E le persone quando cominciano a coltivare gli orti, poi cambiano, si pongono questi problemi, cercano di risolverli direttamente: insomma la cura di un orto sensibilizza sui temi ambientali. Almeno questa è la nostra speranza.

E per quanto riguarda le pratiche solidali?
L’orto è anche un mezzo per contrastare la povertà, dato che può funzionare come aiuto alimentare con le sue eccedenze. L’idea è quella di organizzare degli empori solidali dove chi ha bisogno può trovare della verdura o della frutta. Per fare questo alcuni orti avranno solo questa funzione, di produzione per i poveri.

Ma gli ortolani sono pronti a questi cambiamenti?
Noi vogliamo coinvolgere i soci in questi cambiamenti, organizziamo e organizzeremo degli incontri sul territorio, costituiremo delle commissioni orti. L’idea è che in futuro i nuovi assegnatari dovranno già iniziare a gestire il loro orto secondo questi principi.
Lo sappiamo che non è facile cambiare una certa mentalità, ci vuole tempo, a volte chi coltiva, vede l’orto solo come una cosa sua e basta.
Ma, grazie alla legge regionale sul volontariato, noi possiamo darci delle regole che vanno rispettate. Oggi grandi regole non ci sono, ogni zona ortiva ha una storia sua.
Per tutti questi motivi vogliamo che questo percorso sia fatto dalla base, fatto dalle commissioni territoriali e non una cosa imposta dall’alto.
Tutti gli orti sociali dell’Emilia Romagna hanno l’estensione di 7 medie aziende agricole, cioè una grande capacità produttiva. Chissà cosa si potrebbe fare con questi numeri in fatto di solidarietà e di sostenibilità ambientale.
Con queste idee e propositi ci avviamo al nuovo convegno autunnale!

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