Dalle Ong italiane un appello per chiedere alla stampa di rompere il silenzio su quanto sta accadendo in Burundi

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Nel Paese africano in corso scontri e manifestazioni per la ricandidatura, contro le regole costituzionali, dell'attuale presidente Nkurunziza

#VoceAlBurundi . E' questo l'hashtag lanciato dalle Ong italiane (AOI, Consorzio delle Ong Piemontesi, FOCSIV e Link2007) per chiedere alla stampa di rompere il silenzio  su quanto sta accadendo in Burundi in vista delle elezioni presidenziali programmate per il 26 giugno.

Sabato 25 aprile l’attuale presidente Pierre Nkurunziza, appoggiato dalla maggioranza del suo partito - il Consiglio nazionale per la difesa della democrazia-Forze per la difesa della democrazia (Cndd-Fdd), si è ricandidato per la terza volta.
L’opposizione e gruppi della società civile contestano questo terzo mandato perché contrario alla Costituzione e agli accordi di pace di Arusha che hanno aperto la strada alla fine della guerra civile burundese, durata oltre dieci anni.

Numerosi gli scontri e le manifestazioni che si sono susseguiti negli ultimi giorni. Secondo l'ultimo aggiornamento delle Nazioni Unite, dall’inizio delle manifestazioni si registrano almeno 10 morti (di cui 3 forze della polizia) e oltre 60 feriti.
 
A preoccupare non è solo il crescere delle violenze, ma anche le ripercussioni nella regione dei Grandi Laghi.
A livello politico, infatti, la situazione del Burundi potrebbe avere un effetto domino su altri paesi africani vicini, che stanno attraversando situazioni analoghe, come la Democratica del Congo (RDC) e il  Ruanda Paul Kagame.
Mentre, a livello umanitario, dall’inizio di aprile l’ipotesi di una terza candidatura Nkurunziza ha provocato la fuga di oltre 30mila burundesi che si sono rifugiati nei paesi confinanti.

Per questo, prima che la situazione degeneri ulteriormente, le Ong chiedono ai media di dar spazio alla notizia al fine di sensibilizzare l'opinione pubblica internazionale.

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