Digitalizzazione: "uno strumento per tutelare il bene comune"

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In un seminario di Auser Regionale riflessioni ed esperienze per approfondire il tema della digitalizzazione quale strumento strategico per condividere conoscenze e saperi

La vigilanza ai monumenti, mostre, musei, biblioteche, centri di documentazione, unita alla salvaguardia di beni culturali, hanno una particolare centralità tra le tante attività e servizi promossi da Auser. Archivi storici, documenti pubblici, aree archeologiche, rappresentano infatti patrimoni dell'umanità che devono essere salvaguardati e tutelati.
Di questo si è parlato nella mattinata di lavoro organizzata da Auser Emilia Romagna e Anpi per approfondire il ruolo digitalizzazione quale strumento strategico per promuovere questo importante obiettivo.

“La mission di Auser è trasformare i bisogni in diritti – ha ricordato il responsabile progetti Auser, Andrea Cirelli – in questo senso il passaggio al digitale è uno strumento fondamentale per sconfiggere la burocrazia e semplificare la fruizione dei beni da parte dei cittadini”.
Un tema anche politico, dunque, che, come sottolineato dal Presidente di Auser regionale Franco Di Giangirolamo, “va ben oltre l’aspetto informatico, entrando nel campo del ruolo e delle attività di Auser al servizio della comunità, per la tutela del bene comune”. Un filo rosso che unisce Auser e Anpi nel comune obiettivo, ricordato da Sarpieri di Anpi Emilia Romagna, di “mettere al passo coi tempi gli strumenti della nostra cultura e memoria”.

E il progetto Auser pilota in questa direzione è certamente “Archivi per non dimenticare” promosso dall’Auser di Bologna assieme al Tribunale per la digitalizzazione e recupero conservativo dei fascicoli processuali sui fatti di strage, terrorismo ed eversione giudicati dalla Corte d'Assise di Bologna. “Digitalizzare gli archivi significa superare le barriere che per anni ci hanno impedito l’approfondimento della conoscenza – ha sottolineato l’ex Magistrato Claudio Nunziata, consulente scientifico del Progetto – Gli atti processuali, infatti, ci consentono di prendere conoscenza di dati in precedenza mai presi in considerazione. Digitalizzare quindi non è solo abolire la carta: è la condivisione di conoscenze e di saperi. E questa è una vera e propria rivoluzione”.

Naturalmente, come tutte le rivoluzioni, non è certo una sfida semplice e priva di criticità. “La digitalizzazione è fondamentale perché i documenti storici devono essere fruibili – ha sottolineato Luca Alessandrini, Storico e direttore dell’archivio dell’Istituto Parri – Si tratta però di un processo che va curato con molta attenzione. I materiali devono essere infatti trascritti e messi a disposizione integralmente, altrimenti potrebbero rischiare di essere letti in modo incompleto e fuorviante”.

Tante le esperienze presentate durante la mattinata di lavoro, che potrebbero certamente rappresentare spunti e nuove idee per la futura progettualità dell’associazione. Dalla Guida al Patrimonio dei Beni Culturali delle Aziende Sanitarie della Regione Emilia Romagna, che raccoglie luoghi, opere d’arte e documenti storici di proprietà delle aziende sanitarie pubbliche, presentata dal suo curatore Graziano Campanini. Al progetto WikiVez della Biblioteca di Venezia, che coinvolge volontari giovani e anziani nell’implementazione delle voci di Wikipedia su Venezia e la sua Terraferma, promuovendo, tra le altre cose, la trasmissione e lo scambio di saperi, storie ed esperienze. Fino al progetto Rizoma, promosso dall’Università di Bologna per potenziare e promuovere, attraverso il digitale, la fruizione e la conoscenza del patrimonio artistico e culturale della città.

Opportunità importantissime che, se fruite con la dovuta capacità critica, possono rappresentare certamente uno sbocco nuovo e importante per lo sviluppo progettuale dell’associazione e la formazione degli stessi volontari. “La rete è uno strumento rivoluzionario, che ha rivoluzionato le nostre capacità di apprendimento – ha ricordato in conclusione Anna Salfi, della Segreteria di CGIL regionale – Ma è anche uno strumento estremamente anarchico. E il limite a questa anarchia sta proprio nella capacità critica di ciascuno di noi. Per questo questo processo può rappresentare  per Auser un importante strumento di qualificazione, per offrire ai volontari nuovi mezzi per avvicinarsi all’informatica,  per implementare la loro capacità critica e di analisi, e per promuovere nuovi percorsi di scambio e incontro con le nuove generazioni”. 

Informazioni e materiali sul sito di Auser regionale: www.auseremiliaromagna.it

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