"Libia: si cominci dalla pace, non dalla guerra". L'appello di Aifo
In un comunicato l'Associazione Amici di Raul Follereau sottolinea la necessità di interrompere la spirale di violenza in atto e operare per costruire la pace
"Si riparla di guerra in Libia. Quattro anni fa è stata proprio la guerra a produrre il disastro attuale. E non sarà certo un’altra guerra a riportare ordine, anche se sotto l’egida delle Nazioni Unite, una contraddizione perché l’Onu è nata proprio per salvare le generazioni future dal flagello della guerra". A sottolinearlo è Aifo - Associazione Italiana Amici di Raul Follereau, da molti anni impegnata a operare in tutto il mondo per la pace e la convivenza tra i popoli.
"La politica continua a riproporre soluzioni che sono fallite in Somalia, in Afghanistan, in Iraq e da ultimo proprio in Libia. - scrive Aifo in un comunicato - Sono questi errori a rendere oggi così difficile la soluzione dei conflitti accesi da violenze sconsiderate. La scorciatoia della guerra è una pura illusione".
"Settant’anni fa Raoul Follereau proponeva un servizio civile per abolire progressivamente il servizio di leva. - ricorda Aifo - Avremmo pronti quei corpi di civili di pace che mancano terribilmente sullo scenario internazionale. Alla gioventù uscita dalla guerra mondiale indicava un’educazione aperta al mondo. Avremmo evitato di far crescere generazioni che non si comprendono perché vivono in culture e religioni diverse, che non sanno nulla le une delle altre o, peggio, si conoscono solo attraversi stereotipi".
"Le persone che anche nelle zone dei conflitti rischiano la vita per battersi per la pace sono semplicemente invisibili. Ed è in questo vuoto, che la politica continua ad alimentare mostri di guerre che costruiranno altri mostri". Per questo dall'associazione arriva un appello chiaro perché "da subito in Libia si smetta di commerciare in armi, di pagare il petrolio alle bande armate, di sostenere anche diplomaticamente i finanziatori del terrorismo. Si pongano le Nazioni Unite al servizio della popolazione libica e non degli interessi dei governi interventisti, si smetta di considerare i diritti umani un oggetto di lusso solo per pochi privilegiati".
"Più tarderemo a realizzare strumenti di pace - conclude Aifo - più saremo impotenti a fermare la violenza e la spirale che ne segue, come dimostra la storia recente della Libia. Costruita con tanti gesti, anche a cominciare da noi stessi, la pace non sembrerà poi così impossibile".
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